Noè sulla sua
arca caricò un esemplare maschio e uno femmina di ogni creatura. E LE PIANTE DOVE SONO?
1. Le
piante sono esseri viventi .
2.
Sono
ferme.
3.
Sono
alla base della catena alimentare, infatti vengono mangiate dagli animali.
4.
Sono
meno evolute degli animali.
Questo è ciò che normalmente si dice, o comunque si
percepisce. E’ quello a cui pensiamo quando le guardiamo. Ammesso che pensiamo
qualcosa…
L’unica cosa vera è che sono vive.
Charles Darwin nel 1880 scrisse un certo libro: “The Power of Movement in Plants”. Già dal titolo confutiamo l’affermazione n° 2. E non è
poco se ci pensate… “Si ma non riescono a
scappare dai loro predatori”. Vero. Ma si difendono sul posto, erigono
delle mura, ci piazzano sopra delle guardie armate, utilizzano lance, freccie,
fucili e cannoni per scacciare gli ospiti indesiderati! “Si ma con un gesto le posso uccidere”. Invece a un uomo basta un
colpo di pistola, tanta roba… Anche uno scarafaggio lo faccio secco con una
debole pedata, ma si dice che sia l’ultimo animale a morire sotto un ipotetico
attacco atomico. La forza non sta mica
nell’individuo, sta nella struttura della specie.
Tuttavia l’essere umano ha fatto della forza individuale la
sua differenziazione sulla Terra. Per carità, non è mica poco, ma questo
potrebbe averlo reso più volubile, più attaccabile dalla natura se ci pensate.
Potremmo anche laurearci e cambiare la società, ma non possiamo di certo
controllare un uragano, un’inondazione, o un terremoto. Certe forze non
sappiamo nemmeno prevederle (noi cazzutissimi esseri umani…)
“E quindi cosa
dovremmo fare? Riprendere in mano le clave e vivere nelle grotte?!” Per
carità! Basterebbe volare basso e utilizzare la nostra potenzialità per il bene
della specie, non per la supremazia.
Parole facili. Retoriche. Nulla di nuovo. Allora partiamo
dal semplice: osserviamo quello che ci circonda e rispettiamone la sua essenza.
Non parlo dei muri di casa, della macchina o della scrivania dell’ufficio.
Quello che ci circonda è ben altro, è ben oltre! Allora vi dico che le piante e
gli animali sono un po’ il mio pallino da sempre, da quando sono bambina. Le
piante le ho anche studiate, ma c’è un documentario che mi ha toccato e che vorrei
far vedere a tutti, adulti e bambini. Si chiama “L’Esprit des Plants”, di Jacques Mitsch (versione in spagnolo).
Parla di alberi, acacie, che si sentono minacciati dalle
antilopi ed emettono un segnale ad altre acacie perché producano tutte insieme
un gas tossico che le uccide (etilene), in concentrazione molto più elevata
dalla normalità. Questo perché un paio di antilopi hanno osato mangiare qualche
foglia di troppo. Questa è indiscutibilmente comunicazione.
Parla della Darlingtonia, la pianta Cobra, una delle
centinaia di specie di carnivore che con le sue foglie a forma di trombetta e con
pareti semitrasparenti favorisce l’ingresso di insetti, ma poi li intrappola. L’insetto
cerca di scappare verso l’alto, verso la luce e finisce per morire di stenti
dentro a questa gabbia, così la pianta lo può digerire con calma. Questa è
caccia. Ma ancora di più, ribalta come un calzino la teoria per cui le piante
servono per nutrire gli animali! E confutiamo l’affermazione al punto 3. Lo
stesso Linneo, considerato il padre della botanica e non solo, sul tema delle
piante carnivore farfuglia teorie sul suicidio dell’animale. Tutto questo perché
non può accettare che gli si confutino le basi della classificazione
scientifica degli esseri viventi. (Roba da matti)
Le piante producono semi che germogliano a centinaia di km
dalla pianta madre, attraversando anche i mari. E’ come se l’uomo che ha
inventato l’aeroplano non potesse salirci, consentendo però agli altri di
arrivare lontano con la sua invenzione. Questo è comunque viaggiare.
Ci sono piante come la Mimosa pudica (studiata
approfonditamente anche da Jagadish Chandra Bose nel 1900) o la carnivora
Dionea che chiudono le foglie, per
difendersi o per predare, con movimenti molto rapidi. O la famosa “pianta
telegrafo”, la Desmodium gyrans, che danza con la musica, con le onde sonore
(ma, vi giuro, dicono che non apprezzi l’elettronica!).
Ce ne sono altre come l’Albizia che di notte non
solo riducono i movimenti, ma si afflosciano richiudendo le foglie per risparmiare
energia. Dormono con meccanismi biochimici molto simili a quelli degli animali
e in modo ben visibile.
Darwin quando parla di evoluzione non parla di una scala,
dove sull’ultimo gradino troviamo l’essere più evoluto, ma parla di un albero
(la metafora è perfettamente a tema), dove agli apici abbiamo la compresenza di
una serie di creature viventi. Tutto ciò
che esiste in questo momento è all’apice della sua evoluzione! E se ne va
anche il punto 4…
Il loop che mi gira in testa dopo la visione di questo
documentario è CHE COS’E’ L’INTELLIGENZA?
Siamo sicuri che la nostra risposta istintiva a questa
domanda sarebbe appropriata? Wikipedia dice che può essere percepita come la
capacità di adattamento. Attenzione quindi: l’intelligenza non è la coscienza,
la ragione o l’intuizione, ma bensì la comprensione di ciò che ci circonda e
della relazione che questo ha con noi e col resto del mondo. Allora, scusate,
ma le piante sono intelligenti.
La neurobiologia vegetale è una materia studiata anche in Italia, ma non è riconosciuta completamente dal mondo scientifico perché la
scienza fondamentalmente è conservatrice (andiamo bene), ma è partita da
Charles Darwin! Quando guardiamo una pianta, sappiamo che c’è -ma non vediamo- una cosa: l’apparato radicale. E ti
pareva che non fosse proprio l’organo da cui partono i segnali? Come un
cervello coi suoi neuroni, le radici con i loro apici radicali producono
segnali elettrici che stimolano una serie lunghissima di risposte biochimiche.
Solo che nelle piante quelli che provocano questi impulsi elettrici non sono 5
sensi, ma bensì più di 15: le famose guardie armate di cui sopra…
Se il documentario di Mitsch è troppo lungo o troppo in
spagnolo, guardate questo intervento del professore Stefano Mancuso dell’Università
di Firenze ad una conferenza di TED.com (Technology Enterteinment, Design).
Il 90% per degli esseri viventi che popolano il Pianeta sono
alberi. Il 99,9% sono comunque vegetali.
Se io extraterrestre approdassi sulla Terra, cercherei prima
di tutto di comunicare con gli esseri più diffusi del pianeta, che
probabilmente sono quelli più indispensabili, nonché i padroni di casa e i veri
colonizzatori.
Ma se non abbiamo neanche caricato le piante sull’arca di
Noè, saremmo poi in grado di riconoscere un extraterrestre??
(Laura)
(Laura)
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