Un altro esempio di ristorazione a km zero è questa volta un
agriturismo del Basso Piemonte: Cascina degli Ulivi, Novi Ligure (AL).
Campi di grano antico, forno per il pane in terra cruda e
paglia come vuole la tradizione, allevamento di bestiame autoctono,
orto-frutteto gigante, oche e caprette, cavalli e asinelli, il tutto condito
con una lavorazione artigianale di tutte le materie prime.
Per colazione vi trovate davanti torte, pane, marmellata,
yogurt, infusi, latte e frutta (solo il burro non lo facevano loro, per ora).
Domenica 6 gennaio siamo andati in gita alla Cascina,
portando un amico nuovo in visita.
Stefano stava tenendo una chiacchierata sulla biodinamica e
sulla sua lunga esperienza diretta e purtroppo siamo arrivati in tempo per
l’ultima mezzora scarsa.
“Andiamo a sollevare una vangata della terra che ha ricevuto
correttamente i preparati biodinamici: non è una questione di fede o
agricoltura da salotto, sono fatti.”
Quando poi ha parlato di come hanno impostato il loro orto -
dimensionato per la ristorazione, il sostentamento delle loro famiglie e le
cassette settimanali per un gruppo di acquisto – a momenti ci ribaltiamo dalla
sedia: tutto ciò a cui pensiamo ormai da tempo è possibile. Lui l’ha fatto
proprio così e sta funzionando alla grande. “Le famiglie non possono più fare a
meno delle nostre verdure”.
L’anno prossimo l’orto raddoppierà di superficie e dal punto
di vista economico sta in piedi da solo e mantiene lo stipendio di alcuni
operai.
La frase più bella è stata quella di chiusura, nel senso che
ci ha chiuso la bocca a tutti. Il mio motto 2013: “vivere con attenzione”.
Ancora mi gira per la testa come il ritornello di un pezzo alla radio e non
riesco a non trovarci ogni volta un’applicazione diversa. Non fare, vivere. Non
bere, degustare.
Finita la conferenza ci sollecitano a prendere posto a
tavola e a questo punto mi sento di omaggiare la nostrana Guida Michelina
azzardando una mini recensione.
Partendo dal presupposto che dalla meraviglia non abbiamo
mai chiesto esattamente cosa stavamo mangiando, vi dirò che come antipasto
abbiamo gustato delle specie di frittelle di grano saraceno con sopra una fetta
di pancetta, probabilmente ripassate in forno qualche minuto. A seguire una
piccola piramide di farro con sugo di pomodoro sopra, una specie di tagliatelle
con broccoletti, polenta con sugo rosso di funghi di campo, tagliere di
formaggi fatti da loro (da Zita per la precisione), pollo alle spezie,
stracotto stracottissimo con mandorle e prugne secche, cotechino con
lenticchie, gelato alle pere.
Come sempre, causa la fame, le prime portate si sono
volatilizzate in pochi secondi, ma devo dire che le frittelle e il farro erano
tanto semplici quanto squisite. Le tagliatelle perfette e i funghi con la
polenta idem. Anche se siamo gente da funghi in bianco bisogna riconoscere che
i pomodori del sugo erano buonissimi. I formaggi della Zita sono buonissimi,
così come lo yogurt che ho avuto occasione di assaggiare in passato. Fa tutto
con le sue mani, col latte delle loro vacche, col caglio vegetale biologico e
senza aggiungere fermenti, ma partendo dallo yogurt appunto. E’ stato tutto
spazzolato via. Il pollo alle spezie era molto interessante perché non era il
solito curry e lo stracotto era il piatto vincente. L’unico peccato è che ci
arrivavi già bello pieno… All’unanimità è stata la portata che da sola valeva
il viaggio!
Il gelato alle pere fatto in casa e con la frutta
biodinamica della Cascina era delicatissimo, mentre per quanto riguarda il
cotechino devo dire che era particolare, ma da buona emiliana ho trovato che
fosse l’unica nota leggermente dolente. “Va bene tutto ma il cotechino non
possono mica farlo meglio di noi!” è stato il commento dei commensali emiliani
sorridendo.
Essere a tavola col vigneron
ci ha permesso di assaggiare diversi vini abbinati alle portate, tutti a mio
avviso buonissimi (i vini di Bellotti per me sono speciali): bianco da tavola
(che poi è Gavi) con gli antipasti, rosso da tavola con le tagliatelle e con la
polenta, barbera e dolcetto in zona stracotto. Cibo, vino, gelato e caffè a 25
euro a testa: ottimo rapporto qualità prezzo.
Non ho neanche ancora accennato al fatto che c’erano dei
musici in sala che tra un boccone e l’altro intonavano qualche melodia
tradizionale con fisarmonica e violino o fisarmonica e cornamusa, alimentando
il buon umore che già aleggiava.
La festa si è poi spostata all’aperto, dove un inverno
assolato e caldo ci aspettava.
Musica, danze, bimbi, cavalli e bicchieri di vino senza un
programma preciso si sono portati fino all’ora di cena. E ci è dispiaciuto
dover rientrare.
(Laura)
(Laura)
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