A Bologna, dall’entrata in vigore del regolamento comunale
del 2009, è stato eliminato il limite minimo di età per vedersi assegnare un
orto. In pratica non si tratta più di una prerogativa dei pensionati (si parlava
dai 60 anni in su per gli uomini e 55 per le donne, età della pensione svanita
ormai…).
Ora anche un giovane, purchè maggiorenne, può gestire uno spazio
comunale per coltivare ortaggi di autoconsumo, in base al punteggio che
ottiene. Le modalità per la richiesta di uno spazio coltivabile sono sempre le
stesse: presentarsi in Comune muniti di documenti. Ma ora il tutto è gestito da
un sistema di archiviazione e graduatoria informatizzati
e che permette di fare richiesta anche solo compilando un modulo online
Abbiamo incontrato Elisabetta Vitale, Donato di Memmo e
Valentina Zerbini presso l’ufficio di AffariIstituzionali del Comune di Bologna.
Dopo la sorpresa di essere state ricontattate e accolte
calorosamente per aver semplicemente mandato una mail di richiesta informazioni
(invitiamo tutti i cittadini a cercare un
dialogo con le amministrazioni, anziché lamentarsi senza aver provato, ndr)
siamo state brave e sedute per un’oretta a prendere appunti e vogliamo
condividere con voi tutto quello che abbiamo imparato sulla fortunata
esperienza di Bologna!
Partiamo dall’inizio. “…gli
anziani non ci credevano, in seguito non ne sono stati troppo entusiasti…”.
E’ ovvio che il passaggio non può essere che graduale. Dopo
tanti anni che il nonno si trovava davanti solamente degli altri nonni con cui
condividere e discutere (più spesso quest’ultima), ora che si trova anche dei
pischelli e degli extracomunitari che magari non sanno nemmeno tenere in mano
una zappa, ci vuole della calma! Come sempre d’altronde.
Il tutto è iniziato con l’Ancescao,
che ha fatto per la prima volta un censimento dettagliato degli orti del comune
di Bologna. Poi si è fatta una catalogazione, con una certa tolleranza causata
dai frequenti aggiornamenti - obbligati spesso dall’età degli utenti… - e adesso,
in pratica, se abiti a Bologna e sei fortunato, solo con internet e nessun
requisito speciale ti può essere assegnato un orto, senza doverti litigare con
i vicini: perchè non deve più essere per forza nel tuo quartiere.
Oddio, ci sono ancora quartieri inaccessibili per i giovani,
dove di generazione in generazione ci si tramanda l’orto. Eh, qui è più
difficile trovare un posto. Ma in qualche modo finchè non si era ancora sparsa
la voce al punto da creare un caso, era possibile trovarsi sul posto col
funzionario che ti diceva “scelga Lei”. E tu, guardando questi orti ti chiedevi
“quale Deve essere il Mio?”.
Serena di Gramignaper esempio ha scelto l’unico che aveva il simbolo del lavoro duro della terra:
la panchina! Mitica. Ma ne parleremo meglio più avanti.
Insomma, a qualcuno è venuta l’idea.
A chi? E’ stata la prima domanda che abbiamo fatto in
Comune. Ma purtroppo non si può risalire a niente se non è su carta. Sta di
fatto che mi sento pubblicamente di stringere la mano col pensiero a costui,
chiunque esso sia. Bravo. Quando si dice una bella pensata.
Perciò, ora finisci di lavorare (o studiare), prendi uno dei
tanti autobus, che a Bologna fermano ovunque, e ti fai le tue due orette
all’aria aperta portando magari a casa un cesto di patate da fare al forno,
appena colte.
(Per chi non lo sa, fa benissimo mangiare ortaggi nelle poche ore successive alla raccolta).
A Bologna, rispetto a prima del 2009, è migliorato
tantissimo il livello organizzativo e di monitoraggio, infatti c’è un regolamento che tocca anche le tematiche di utilizzo delle riserve
d’acqua e di utilizzo di prodotti chimici.
Stiamo parlando di 20 aree ortive su 9 quartieri urbani, per
un totale di circa 2.690 orti.
Ogni orto prende in media 30-40 mq di superficie e lo puoi
fare tuo per minimo 3 anni di fila. Puoi farti un’esperienza magari
inaspettata…
Si parla già anche di orti extragraduatoria dati in gestione
a progetti sociali e si contano alcuni casi di orti scolastici già attivi.
Bello è stato scoprire che presso i centri sociali anziani
sono stati organizzati dei corsi preliminari insieme all’Università di Agraria.
Su questo vorrei sapere di più.
orto 142 - Saragozza |
Con che criterio vengono scelte le aree a futuro uso ortivo?
Su questo credo di aver capito che parliamo senz’altro di terreni non
edificabili (e nella mia mente perversa mi è dispiaciuto..), ma più spesso aree
che già storicamente erano destinate a coltivazioni in piccola scala. Altre
volte invece sono terreni ottenuti in donazione magari da qualche impresa (che
nella mia mente perversa ci guadagnava a liberarsene!). Mi è dispiaciuto che
non si parli di terreni strappati alla speculazione ed al rischio di abusivismo,
ma pazienza.
A detta dei nostri interlocutori dell’ufficio per gli affari
istituzionali, una delle cose belle di quest’avventura è leggere le mail di impaziente
richiesta di informazioni sulla graduatoria che esce ogni 4 mesi. Ti ritrovi a
fantasticare sul nonno, che si è fatto aiutare dal nipote per accedere alla
rete, ma che poi ha voluto decidere categoricamente ogni singola parola del
testo. Li riconosci al volo…!
Lo sappiamo, ma fa bene ricordarlo: che si afferma una nuova
cultura del cibo. Alimentarsi, più che nutrirsi. Qualità del misero ravanello
del tuo orto, rispetto al mazzetto ricco e ciccione dell’ortolano migliore che
conosci: non c’è prezzo.
Poi per carità, la crisi economica ha dato una mano per
andare in questa direzione. La gente riesce a difficoltà a mantenere (perché di
questo si parla) un lavoro che gli permetta di pagare tutte le spese, non c’è
da stupirsi. D’altra parte è vero che di solo cibo non si vive, ma è vero che
almeno ci si sopravvive.
Tra l’elenco delle cose da migliorare c’è il fatto che il
sistema informatizzato dovrebbe dialogare con l’anagrafe per essere efficiente
al massimo, ma questa è una pecca formale. Niente di che.
Piccola storta di naso può essere che il primo criterio di
selezione della graduatoria è ancora comunque l’età. Il cambiamento deve essere
graduale è vero, ma in modo proporzionale ai tempi. Essere anziani oggi è tanto
diverso da ieri, quanto lo è essere giovani.
A parte il probabile pistolotto di retorica politica che ci
starebbe quasi bene adesso, quello che io so è che mio padre ha appena compiuto
69 anni e ancora lavora per necessità. Se andiamo avanti così i prossimi nonni
non avranno il tempo di tenere a bada i nipoti perché dovranno continuare a
sbarcare il lunario. Temo che le differenze di età siano meno radicali di
questi tempi: giovani che in realtà sono vecchi e vecchi che in realtà sono
giovani!
(Laura)
...e si Laura, hai proprio ragione!
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